Il Tempo: un dono prezioso e un enigma soggettivo
Il tempo è un dono prezioso, qualcosa di cui godere appieno: è nelle piccole gioie quotidiane, nei momenti trascorsi con chi ci è caro, nelle esperienze che arricchiscono la nostra vita. È una sfida costante: è il ritmo frenetico dei nostri giorni, che ci impone scadenze e pressioni, e ci sembra che non sia mai abbastanza per fare tutto ciò che vorremmo. Il tempo guarisce: con il passare dei giorni, delle settimane, e degli anni, le ferite emotive si attenuano, i ricordi dolorosi si fanno meno vividi. È un viaggio, un percorso fatto di tappe e traguardi, di momenti di crescita e di cambiamento, che ci fa riflettere sulla nostra esistenza, ci costringe a confrontarci con il passato, a vivere il presente e a sognare il futuro.
È un maestro: ogni istante che passa ci insegna qualcosa, ci offre lezioni preziose, per celebrare i nostri successi ed imparare dai nostri errori. Può essere un enigma, un concetto sfuggente e complesso sul quale molti filosofi e pensatori da sempre si interrogano:cos’è realmente il tempo?! È una costruzione della mente umana o un a dimensione fondamentale dell’universo?! Sicuramente è una delle dimensioni più importanti della nostra esistenza, ma la sua percezione è sorprendentemente soggettiva: ognuno di noi vive il suo tempo, che è leggermente diverso da quello degli altri, sia perché il tempo varia, seppur impercettibilmente, a seconda dell’altitudine del luogo in cui ci troviamo, sia perché le emozioni, le nostre esperienze, il contesto in cui ci troviamo, ma anche l’età e il movimento… possono influenzare la velocità con cui ci paiono scorrere i minuti e le ore.Perfino la febbre altera la nostra percezione del tempo, accorciandolo!È curioso come, nel secolo scorso, uno psicologo che voleva indagare sul senso individuale del tempo, chiedendo alla moglie, che aveva l’influenza, quando secondo lei fosse passato un minuto, si accorse che più si alzava la temperatura corporea e più la donna sottostimava il trascorrere del tempo: oltre i 39 °C, un minuto per lei durava appena 34secondi.
La Soggettività del tempo: dal meraviglioso mondo dei bambini alla routine degli adulti
Anche se lo misuriamo con orologi e calendari, pur essendo universale, il tempo assume significati diversi per ciascuno di noi: è un’impalcatura, instabile e soggettiva, che si espande e si contrae, di tutte le nostre esperienze, ed è una caratteristica propria dell’essere umano. Siamo gli unici esseri viventi ad avere una consapevolezza, una coscienza del tempo: gli animali vivono istintivamente, in un “qui e ora” assoluti; l’istinto, che è una risposta rigida a uno stimolo, li estrae dalla percezione consapevole del tempo, non fanno programmi né ripensano con nostalgia a situazioni vissute nel passato.Più si è avanti negli anni, più il tempo sembra scorrere velocemente. Il nostro metabolismo con l’avanzare dell’età, si sa, rallenta, e anche il nostro orologio biologico con il tempo può perdere qualche colpo! Studi neurologici e farmacologici mostrano come la percezione del tempo sia connaturata nel nostro sistema neuronale e invecchi man mano che invecchiamo, favorendo quel senso del tempus fugit. Invecchiando, poi, ogni anno tende a diventare automaticamente più routinario, e la ripetitività ci sembra accorciare la durata dei giorni, che in qualche modo vengono legati insieme dalla nostra mente.
Il senso del tempo è alimentato dalle nostre esperienze, e dipende anche dalla quantità di novità che incontriamo nella vita e dalle cose che facciamo. Per questo è così diversa quando siamo bambini, tutto ci sembra nuovo e il tempo sembra non passare mai.”Quanto manca?” è il mantra dei bambini di tutto il mondo, una domanda che sembra insinuarsi in ogni momento della giornata: che “manchino” cinque minuti, cinque ore o cinque giorni, per loro, l’attesa è una tortura epica, oltre che un concetto incomprensibile. Per un bimbo il tempo, non potendolo “toccare con mano”, non esiste, esiste solo il qui ed ora, ed ogni momento è unico ed irripetibile. Quando si è piccoli infatti tutto è nuovo, ogni esperienza appare eccezionale, lo scorrere del tempo non intacca mai la bellezza e l’unicità di ciò che avviene sotto i propri occhi. Più invecchiamo, meno sorprese e meno esperienze salienti abbiamo, e il tempo si “accorcia”.“Ho perso la cognizione del tempo”…è la frase tipica con cui si giustificano gli eterni ritardatari, che vivono in un fuso orario tutto loro, o che ci viene da dire quando siamo così immersi in un’attività da non sapere più che ora sia.
La percezione del tempo: tra neuroscienze, emozioni e memoria
A volte, può essere indice di una tendenza a procrastinare, a rimandare costantemente compiti e impegni, spesso per paura del fallimento o per pura mancanza di motivazione. In alcuni casi, si tratta di un fenomeno più complicato, che può avere radici profonde: perdere la cognizione del tempo non è sempre una questione di distrazione o di scelte personali, in alcuni casi può essere un sintomo di patologie neurologiche o psichiatriche, di disturbi come quello da deficit di attenzione o di una condizione di ansia o di depressione. Il tempo interiore, dunque, non coincide sempre con quello dell’orologio, e la capacità di percepire, processare e valutare la durata degli eventi è una facoltà complessivamente gestita dal nostro cervello, che si intreccia strettamente con altre sensazioni, in particolare con il senso del tatto, in virtù di una dualità funzionale della corteccia somatosensoriale: gli stimoli tattili non vengono semplicemente elaborati in termini di intensità o qualità, ma incorporano anche una dimensione temporale. Recenti studi ci svelano che le rappresentazioni del tempo e del tatto condividono una piattaforma nevralgica e agiscono in sinergia, mostrandoci una nuova prospettiva sulla natura delle nostre percezioni sensoriali e illuminandoci su quanto le nostre esperienze del mondo esterno siano molto più interconnesse di quanto si pensasse in passato.
Il nostro cervello, poi, ha filtri importanti per percepire il tempo, fra i quali vi sono sicuramente le emozioni: la felicità e le sensazioni positive ci inducono a sottostimare il tempo che passa, tant’è che “Il tempo vola quando ci si diverte”, mentre la noia, la rabbia, lo stress e la paura tendono a sovrastimarlo, ed ecco che quando ci sentiamo in pericolo gli attimi diventano eterni. Anche se quando ci si diverte il tempo vola, di quell’esperienza si conservano poi molti più ricordi di quelli che si hanno dei momenti di noia, e qui subentra il legame fra la percezione del tempo e la memoria, che dobbiamo distinguere fra memoria “di lavoro”, a breve termine, percepita sul momento, e memoria “episodica”, a lungo termine vista in retrospettiva. Pensiamo alle vacanze: mentre viviamo la sospirata settimana di ferie, il tempo scorre rapidissimo e sembra volare, poi però, una volta tornati a casa, quel tempo ricco di momenti eccitanti, quando lo richiamiamo alla memoria, ci sembra molto più lungo.Scriveva Eugenio Montale: “Il tempo degli eventi è diverso dal nostro”.Mentre il tempo degli eventi segue regole e ritmi propri, il “nostro” tempo, quello personale e interiore, è un mosaico complesso di percezioni e ricordi che dà forma alla nostra esperienza del mondo. Tendiamo a creare narrazioni interne di noi stessi: una vita piena di tante storie diverse risulterà, in retrospezione, più soddisfacente rispetto ad una costretta all’uniformità. Se ognuno di noi avesse più controllo sul proprio tempo, misurandolo sulla base non soltanto dell’orologio ma anche di come il nostro vissutoci rimane impresso nella memoria, nel cuore e nell’anima… potremmo crearci tanti più nuovi ricordi ed una storia di vita ricca di significato!
Carla Tosco
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