Il Fascino e la Paura del nuovo: tra neofobia e scoperta
C’è un vecchio proverbio che tutti noi abbiamo sentito almeno una volta nella vita, magari sussurrato con tono di avvertimento, quasi intimidatorio, da qualcuno a noi vicino mentre stavamo per fare il grande salto verso l’ignoto… o magari suggerito dalla nostra stessa coscienza per metterc iin allerta: “Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova”. Ciò che è nuovo ha un fascino intrinseco, l’idea di scoprire terre inesplorate e di aprire porte che non sappiamo dove ci condurranno è allettante e stimolante. Da un punto di vista neuroscientifico, il nostro cervello ama le novità: ogni volta che ci imbattiamo in qualcosa di nuovo, rilascia dopamina, il neurotrasmettitore della ricompensa, che ci fa sentire eccitati e motivati. Tuttavia, ciò che è nuovo spesso può fare paura: di fronte a cambiamenti significativi, la mancanza di prevedibilità può essere tanto eccitante quanto destabilizzante e spaventosa. Questa paura è profondamente radicata nel nostro cervello, in particolare nell’amigdala, la regione responsabile della regolazione delle emozioni e delle risposte di paura: l’amigdala è programmata per proteggerci dalle minacce, reali o percepite, e ogni cambiamento viene visto come una potenziale minaccia. Questa paura del nuovo ha anche un nome, ed è la neofobia: indica il timore per tutto ciò con cui non abbiamo familiarità,che si tratti di concetti, situazioni, persone, oggetti, processi o alimenti. È una reazione naturale e istintiva che ci porta a preferire ciò che è familiare e conosciuto, perché il familiare è sicuro, prevedibile e controllabile, ed è una risposta evolutiva che ci ha aiutato a sopravvivere in un mondo pieno di pericoli sconosciuti, ma che oggi può limitarci e impedirci di crescere e di vedere le opportunità che si celano dietro ogni cambiamento. In realtà, non abbiamo paura del nuovo come tale, ma delle sue imprevedibili conseguenze, compresa la perdita di qualcosa di “vecchio” che in qualche modo è comunque per noi confortante e rassicurante. Possono essere neofobici i bambini perché il mondo per loro è sconosciuto e fuori misura, ed ha molto a che fare con la loro relazione con il cibo e la loro riluttanza a mangiare cibi nuovi. La neofobia nei bambini raggiunge il picco solitamente tra i 2 e i 6 anni di età, è una fase di sviluppo normale e diminuisce gradualmente nell’età adulta. Non si sviluppa subito, motivo per il quale il periodo che va dai 6 mesi ai 2 anni è ideale perfar assaggiare al piccolo un gran numero di alimenti, di tutti i gusti e le consistenze: questo gli permetterà di conoscere tutta una varietà di gusti che poi si porterà avanti tutta la vita. Ma una dose di neofobia appartiene anche agli anziani: l’attitudine esplorativa, tipica dei giovani, tende infatti a ridursi con il crescere dell’età, dove si cerca di rimanere ancorati alle abitudini e aduna routine consolidata. Le esperienze passate, poi, possono influenzare profondamente la percezione del nuovo, soprattutto laddove esperienze precedenti di cambiamento non abbiano dato i risultati sperati: si genera una sorta di resistenza a sperimentare tutto ciò che si allontana dalla propria zona di comfort ed esplorare nuove possibilità.
La seconda vita: abbracciare il cambiamento e riscoprire se stessi nella menopausa
Ad ogni cambiamento la nostra vita muta, si trasforma e intraprende nuove strade, influenzate da quelle percorse precedentemente, e, poiché tutti noi cresciamo ed evolviamo, il cambiamento è parte integrante del nostro essere. Come scrisse Confucio, “si hanno due vite. La seconda inizia il giorno in cui ci si rende conto che non se ne ha che una”. Il punto di svolta arriva proprio nel momento in cui ci rendiamo conto che abbiamo una sola vita da vivere, ed iniziare la nostra “seconda vita” si traduce nell’arrivare ad essere capaci di rendere ogni giorno significativo, di abbracciare il cambiamento e di lasciare andare ciò che non ci serve più: questo potrebbe voler dire cambiare lavoro, dedicarsi a nuove passioni, migliorare le nostre relazioni o semplicemente vivere con maggiore intenzionalità, affinché una rinuncia non si trasformi in rimpianto. Spesso questa consapevolezza si innesca nel momento in cui ci troviamo nel bel mezzo di una crisi personale, o di fronte alla diagnosi di una malattia, quando perdiamo una persona cara, o semplicemente in un momento di riflessione profonda. La vita è un viaggio pieno di sorprese, alcune delle quali sono meravigliose, mentre altre possono essere dolorose e sconvolgenti: di fronte alle sfide fisiche ed emotive, abbracciare la seconda vita significa accogliere il cambiamento, attingere a tutte le nostre forze per trovare nuove motivazioni, adattandoci alla nuova condizione, evolvendoci e riscoprendo noi stessi. In particolare, c’è una fase nel percorso di una donna dove la parola “cambiamento” si carica ancor più di significato: la menopausa. La menopausa segna la fine della fertilità e del ciclo mestruale, ma non è “la fine” bensì un nuovo inizio: a differenza del passato, oggi viene considerata una finestra di opportunità! Rispetto alle nostre nonne, le donne di oggi, dove la media attuale di sopravvivenza al femminile si aggira intorno agli 85 anni, hanno davanti tantissimi anni, che loro non potevano avere, ed è quindi fondamentale investire questi 30 anni “in più” al meglio! Quello della menopausa è un periodo bellissimo della vita delle donne, è un cambiamento importante in cuisi può fare tanta prevenzione per la salute e non solo: si puòimparare a fare attività fisica, amangiare bene, a divertirsi, ma anche riscoprire una nuova sessualità,che è libera dalla paura diavere gravidanze indesiderate, e può essere un periodo di gioia e di intesa. La menopausa porta consé una serie di cambiamenti fisici, che a volte spaventano, ma oggi è possibile anche risolverealcuni problemi tipici che ne conseguono,come le famose vampate, i disturbi del sonno, l’irritabilità,e questo perché abbiamo a disposizione delle terapie ormonali che certe volte cipermettono di prolungare la sopravvivenza. Sebbene molte donne abbiano paura degli ormoni, in realtà tutte le statistiche mondiali hanno dimostrato che, nelle giuste condizioni, le donne che fanno unaterapia ormonale sostitutiva vivono più a lungo perché sono protette da tantissime malattie, soprattutto cardiovascolari: con la menopausa infatti le donne perdono quel “vantaggio” sul mondo maschile circa il rischio di patologie cardiache, vantaggio che deriva dagli estrogeni, ma ecco che mantenendo un po’ più alti i livelli ormonali con le specifiche terapie, è possibile spostare i problemi al cuore molto più in là. Lo stesso vale per il diabete e anche per alcuni tumori: nonostante molte donne pensino che gli ormoni facciano venire i tumori, in realtà per alcuni tipi di cancro, come quello del colon, dell’ovaio o dell’endometrio, la terapia ormonale è addirittura altamente protettiva.
Il cambiamento è una costante nella nostra vita, una forza inarrestabile che ci spinge fuori dalla nostra zona di comfort e ci costringe a confrontarci con l’ignoto. Eppure, in ogni nuovo inizio, c’è un’opportunità unica di crescita e rinascita e la possibilità di reinventarsi, scoprendo aspetti di noi stessi che forse non avremmo mai immaginato: vedere il bello in ogni cosa nuova è una lente attraverso cui possiamo trasformare le sfide in occasioni e i timori in speranza. Ogni fine segna l’inizio di qualcosa di nuovo, ogni porta che si chiude ne apre un’altra verso possibilità inesplorate: affrontare il cambiamento non con paura, ma con la gioia di chi sa che il meglio deve ancora venire, ci aiuta ad amare ancora di più la vita, in tutte le sue forme e colori.
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