La crosta lattea colpisce il 3-4% dei bambini e fa la sua comparsa a circa 30-40 giorni dalla nascita. E’ conosciuta comunemente come crosta lattea perchè in passato si pensava che fosse causata dal latte materno, dato che riguarda esclusivamente i lattanti. Si manifesta con il formarsi di numerose squamette untuose su tutta la zona del cuoio capelluto, si tratta di un’irritazione temporanea che regredisce non appena l’organismo del piccolo è in grado di produrre determinate sostanze. Definita dai medici dermatite seborroica del lattante, è comunque destinata a scomparire spontaneamente entro il terzo-quarto mese di vita.
Ma in che cosa consiste? Ci sono delle cause che la favoriscono? E soprattutto come va trattata? Vediamo la risposta a queste e alle altre domande frequenti di voi mamme.
C’è da sottolineare che non va confusa con un’infiammazione, se dopo il quarto-quinto mese di vita la pelle del piccolo è ancora soggetta ad arrossamenti diffusi, tende a desquamarsi, e l’irritazione è accompagnata da un intenso prurito, occorre consultare il pediatra. Non si è infatti di fronte a un protrarsi della dermatite seborroica (crosta lattea), bensì a una probabile manifestazione di dermatite atopica, una reazione della pelle generalizzata (atopico, infatti, è un termine derivato dal greco, che significa “senza un luogo preciso”) ad alcuni agenti esterni. La malattia interessa soprattutto il volto e gli arti, ma può estendersi anche alla parte posteriore delle ginocchia e alle pieghe dei gomiti. Questa irritazione diffusa ha un’origine allergica e dipende da un’eccessiva reattivita’ della pelle; non esiste una cura definitiva e il disturbo puo’ durare anche fino alla puberta’ ( 10-11 anni), ma tende a migliorare in primavera e ad attenuarsi quasi del tutto d’estate, grazie all’azione benefica dei raggi del sole.
-Qual’è la zona più colpita nella crosta lattea?
Di solito è il cuoio capelluto del bebè, dove compaiono tante squamette untuose di colore giallastro. Queste proliferano e aderiscono tra di loro: la testa del bimbo appare dunque come ricoperta da una crosta. l’irritazione spesso interessa anche le sopracciglia, la fronte, il mento, i lati del naso. solo in alcuni casi, si estende alla zona del pannolino.
-Come mai?
Nel sangue del neonato sono presenti alcuni ormoni materni che stimolano le ghiandole sebacee: queste hanno la funzione di produrre il sebo. quest’ultimo, può dunque essere prodotto in eccesso dall’organismo del bebè e andare a depositarsi sulla pelle. questa, a sua volta, è soggetta a un processo di ricambio per cui elimina le cellule vecchie sotto forma di squamette. il sebo agisce come un collante e fa aderire tra di loro le scaglie che, proprio per la presenza del sebo, acquistano una consistenza e un aspetto untuosi.
-Ci sono dei bimbi più a rischio?
E’statisticamente provato che sono più soggetti alla comparsa della crosta lattea i piccoli che hanno qualche familiare che ha avuto questo problema. nei bambini affetti dal disturbo il sebo, oltre che abbondante, ha anche una composizione alterata. contiene infatti un’alta percentuale di acidi grassi insaturi che esercitano un’azione irritante sulla pelle. La crosta lattea viene definita dermatite (infiammazione della pelle) seborroica proprio perchè causata dalla quantità e dalla qualità del sebo prodotto dal lattante.
-La pelle resta danneggiata?
No, perchè la crosta lattea è un disturbo che sparisce senza lasciare alcuna traccia. Il proliferare delle crosticine sul cuoio capelluto non comporta conseguenze sulla successiva crescita dei capelli e sulla loro qualità. il disturbo inoltre, una volta scomparso, non lascia alcun inestetismo sulla pelle. in ogni caso, anche se la crosta lattea è innocua, bisogna rispettare tutte le norme igieniche prescritte dal pediatra per evitare complicazioni.
-Quanto può durare?
La crosta lattea regredisce spontaneamente, grazie allo stesso meccanismo che la scatena, verso la fine del terzo mese di vita. L’organismo del piccolo comincia a smaltire gli ormoni ricevuti con il sangue materno che stimolavano l’attività delle ghiandole sebacee, deputate alla produzione di sebo. Dopo questa età, il bebè sostituisce il sangue ricevuto dalla madre con quello fabbricato dal proprio midollo osseo. A questo punto, le ghiandole sebacee si mettono per così dire a riposo fino a che gli ormoni che l’organismo produrrà nella pubertà (intorno ai 10-11 anni) non riprenderanno a sollecitarle. dopo il terzo mese, non più tenute attaccate dal sebo, le squamette si staccheranno facilmente dal cuoio capelluto.
-Quali precauzioni prendere?
E’ indispensabile dedicare molta cura alle unghie del piccolo. vanno tagliate regolarmente per evitare che, grattandosi per calmare il prurito, si possa graffiare. Le sue unghie, anche se tenere, sono infatti molto affilate e in grado di danneggiare la pelle, a sua volta, molto delicata. si possono anche far indossare al piccolo dei guantini di cotone per evitare tale inconveniente.
-Possono esserci complicazioni?
La crosta lattea irritando la pelle, la rende anche più soggetta alle aggressioni: per questo se non viene detersa correttamente o se il bambino, con le unghie non perfettamente pulite, la gratta e la graffia, alcuni microrganismi possono proliferare. In particolare si può avere una sovrapposizione di batteri stafilococchi e streptococchi che causano un’infezione detta impetigine. Questa comporta la formazione di pus (siero infetto): la cura consiste nell’applicazione di creme antibiotiche che verranno prescritte dal medico.
-Esistono prodotti specifici?
Se il disturbo interessa soltanto il cuoio capelluto, la mamma può usare prodotti emollienti come l’olio di mandorle dolci per ammorbidire le crosticine o trattamenti a base di sostanze lenitive come l’avocado. Queste potranno essere poi eliminate con una leggera frizione eseguita con una garza imbevuta di tali oli e successivamente, se il piccolo ha molti capelli, con un apposito pettinino a denti fitti.
-Può fare il bagnetto?
E’importante seguire un’igiene accurata, perchè nelle zone colpite dalla crosta lattea la pelle è comunque irritata e quindi più facilmente sottoposta all’attacco di microrganismi nocivi. si tratterà però di “bagnetto” particolare. Il disturbo infatti viene aggravato dall’acqua e dai saponi che asportano la piccola quantità di film idrolipidico presente sulla cute del bebè: per questo, la pelle va pulita con latte detergente specifico. La zona del pannolino esposta al contatto con feci e pipì va lavata per forza con acqua: quindi, andrà spalmato anche qui, come sul cuoio capelluto.
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