La stitichezza (stipsi) non è una malattia, ma un sintomo che solo raramente è associato a delle patologie. La definizione di stitichezza non si basa solo sulla frequenza delle evacuazioni, ma anche sulla presenza di feci dure con difficoltà e dolore durante l’evacuazione.
Non è da considerare “stitico” un bambino che non evacua tutti i giorni.
Nel lattante allattato al seno il numero di evacuazioni può variare da un’evacuazione ogni poppata a una ogni 5-6 giorni, pur rimanendo nell’ambito della normalità.
La stitichezza nel lattante è quasi sempre di origine alimentare e può essere causata da una somministrazione troppo precoce di cibi solidi (prima dei 6 mesi) o di latte artificiale non adeguatamente diluito o non adatto per quanto riguarda la formulazione. Si può risolvere cercando di individuare la formulazione migliore nel caso dei latti artificiali e cercando di prediligere un’adeguata alimentazione anche nel caso di donne che allattano. Spesso può risultare utile l’assunzione da parte della mamma che allatta o del lattante della mannite, che, trattandosi di uno zucchero inassorbibile, si comporta come un perfetto lassativo osmotico, richiamando acqua nel lume intestinale. La ritenzione di liquidi a livello enterico aumenta il volume fecale, stimolando meccanicamente la peristalsi.
Disciolta in acqua calda o latte a dosaggi compresi tra i 10 ed i 30 grammi al giorno, la mannite è consigliata come blando lassativo per le donne in allattamento e per la terza età mentre nel lattante è consigliato naturalmente a dosaggi inferiori, nell’ordine dei 2-10 gr .
Un’altra soluzione può essere la stimolazione rettale (da eseguire con delicatezza e per periodi brevi) con estremità di catetere in silicone per uso pediatrico cosparsi di olio (preferibilmente di oliva). In alternativa, utilizzare microsupposte di glicerina o microclisteri a base di malva e camomilla. E’ sconsigliato usare i lassativi irritativi che, oltre a essere pericolosi per il lattante, possono provocare fastidiosi dolori alla pancia.
Nel bambino più grandicello alle cause di origine dietetica si sommano fattori psicologici, stress o paura (per precedenti episodi di evacuazione faticosa e dolorosa). Quindi può
risultare già terapeutico evitare un’attenzione e una preoccupazione eccessive che possono peggiorare la stitichezza.
Se si rispettano le norme dietetiche valide per tutte le età (adeguata assunzione di liquidi, alimentazione varia e contenente fibre vegetali senza trascurare presenza di olio nella dieta) il problema della stitichezza risulta pressoché inesistente.
I genitori possono aiutare il bambino ad acquisire abitudini alimentari corrette senza tuttavia creare situazioni conflittuali al momento del pasto, attenti al consumo di frutta e verdura e cercando di identificare l’alimento preferito insieme al bambino.
Il trattamento della stipsi è prolungato e richiede molta pazienza. È importante nei bambini sopra i 2 anni la cosiddetta “educazione al vasino”: cercare di stabilire un orario meglio se dopo un pasto (p. es. al mattino dopo colazione, tardo pomeriggio o dopo cena), senza necessità di “trattenere” nel corso della
giornata; far usare il vasino che permette una posizione più corretta, senza mettere fretta al bambino; spiegare dolcemente l’effetto negativo del trattenere le feci.
A volte può essere necessario l’uso di farmaci per rendere più morbide le feci e facilitare l’evacuazione, valutati e prescritti dal pediatra, o nei casi di integratori e dispositivi, consigliati dal farmacista.
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