Intelligenza Artificiale in Medicina: La Scoperta Rivoluzionaria
Uno studio del Mit di Cambridge, dell’Università di Harvard e dell’Università McMaster di Hamilton, in Canada ha scoperto una molecola efficace contro l’Acinetobacter baumannii, un batterio Gram-negativo che resiste quasi totalmente (90% circa) ad alcuni dei più potenti antibiotici disponibili e che sopravvive a lungo sulle superfici, rappresentando un enorme pericolo negli ospedali: se un paziente immunocompromesso viene contagiato dal batterio può sviluppare un’infezione che il suo sistema immunitario non è in grado di combattere e per la quale non esistono terapie efficaci.
La ricerca su nuovi antibiotici è andata a rilento negli ultimi decenni, mentre è in netto aumento il fenomeno della resistenza, ovvero la capacità di alcuni batteri di «sfuggire» alle terapie esistenti, come nel caso di questo ‘super batterio’. Ma i ricercatori americani e canadesi hanno individuato una possibile nuova arma: si tratta dell’abaucina, un composto con un’attività diretta specificamente proprio contro l’A.baumannii.
Ad essere sorprendente non è solo la scoperta in sé, ma anche il procedimento con cui è stato raggiunto il risultato: gli autori hanno esaminato, grazie all’intelligenza artificiale, circa 7 mila molecole, individuando in un paio d’ore quelle potenzialmente attive contro il batterio; hanno quindi poi ristretto i criteri di selezione, giungendo a un elenco di 240 composti chimici, che è stato poi ulteriormente scremato a 9, fino alla scoperta del candidato migliore, ovvero «RS102895», rinominato appunto «abaucina». Questo studio conferma quindi le enormi potenzialità dell’intelligenza in campo medico!
Di Intelligenza Artificiale (AI) si parla molto: c’è chi ne vede potenzialità e benefici, chi invece è scettico e addirittura spaventato. Sta di fatto che ha trasformato le nostre vite, basti pensare a tutte le applicazioni ormai considerate parte del nostro quotidiano: dai famosi assistenti vocali come Alexa, Google o Siri ai suggerimenti forniti in rete basati, ad esempio, su acquisti precedenti, su ricerche e su altri comportamenti registrati online, fino all’ultimo arrivato, Chat GPT, il chatbot basato su intelligenza artificiale a cui poter chiedere qualunque cosa, in grado di rispondere come una persona vera!
Ma la vera rivoluzione è l’utilizzo dell’AI in campo medico, per esempio per aiutare nelle diagnosi: in particolare nell’area oncologica, respiratoria o cardiologica, grazie alla disponibilità di immagini fornite tramite radiografie, ecografie o TAC, è possibile identificare, con un buon grado di affidabilità, patologie, tumorali e non, allo stadio iniziale, prima ancora che diventino importanti. Si sta lavorando molto anche sui sistemi di predizione, in grado di identificare possibili patologie ancora prima che queste si manifestino, ad esempio in ambito cardiovascolare: grazie all’analisi degli elettrocardiogrammi e alla storia clinica del paziente è possibile identificare se il soggetto sia o meno a rischio di sviluppare patologie come fibrillazione atriale o scompenso cardiaco.
Il Ruolo dell’Etica nell’Intelligenza Artificiale in Medicina
Una domanda che attanaglia soprattutto i più scettici: l’intelligenza artificiale andrà a sostituire il medico? Assolutamente no, gli strumenti saranno anche intelligenti, ma le decisioni finali rimangono al medico per questioni di responsabilità, di etica e di deontologia. I medici sono i primi a desiderare strumenti di aiuto e supporto, ma non hanno certo interesse a essere sostituiti dalle macchine. Ci sono poi alcuni aspetti della pratica medica che richiedono assolutamente la presenza di un medico: la relazione medico-paziente, la gestione del dolore, la comprensione dei bisogni e delle preoccupazioni dei pazienti e il lato umano della cura non potranno mai in alcun modo essere demandati all’intelligenza artificiale.
L’AI va vista come prezioso strumento di supporto per il medico, e così come la medicina ha bisogno di AI, quest’ultima ha bisogno di etica: di fondamentale importanza è la sfera dei diritti umani, che vanno messi al centro della progettazione. In un documento pubblicato dall’OMS si individuano alcuni punti chiave, proprio per promuovere l’utilizzo etico di questo sofisticato sistema nel campo della salute e della medicina.
Al primo punto viene messo il principio dell’autonomia umana, affinché qualsiasi estensione dell’autonomia della macchina non vada a pregiudicarla: le decisioni mediche vanno prese da persone, i sistemi AI devono fornire assistenza per decidere nel modo più completo a livello di informazioni, di conseguenza più consapevole.
Autonomia è anche tutela della privacy, dal consenso informato fino all’adeguamento delle leggi e delle regole di trattamento. Le tecnologie AI non devono mai in nessun caso danneggiare le persone: misurazione e monitoraggio delle prestazioni degli algoritmi di AI devono poter garantire un funzionamento perfetto, per la tutela di salute e sicurezza.
I sistemi devono essere comprensibili per sviluppatori, utenti e autorità di regolamentazione, e progettisti e programmatori devono poter informare le persone in modo chiaro e adeguato. Discorso analogo per le responsabilità, che devono essere sempre riconducibili alle persone in caso di errori o malfunzionamenti, per una relazione solida e fiduciaria tra professionisti, pazienti e progettisti. L’AI deve essere inclusiva, equa e sostenibile: vanno rimosse le barriere di accesso o ostacoli pregiudiziali in base all’età, al sesso, al reddito o alle abilità, e si raccomanda che i sistemi AI vengano progettati ab origine per ridurre al minimo i consumi e incrementare l’efficienza energetica.
Gli ambiti di applicazione dell’AI in medicina sono molteplici: dal settore della diagnostica alla possibilità di sviluppare modelli di previsione, dall’ambito della ricerca farmacologica agli studi di tipo epidemiologico, identificando possibili relazioni di causa-effetto tra i dati raccolti e le patologie cui il paziente può andare incontro. L’AI ci dà una mano concreta, reale, utile, per arrivare laddove, da soli, non riusciamo ad arrivare.
Amica e alleata, può arrivare addirittura a salvarci la vita se solo sappiamo concentrare gli sforzi nel direzionarla nel verso giusto! È questa l’AI su cui dobbiamo focalizzarci, quella di cui forse si parla meno e i cui successi sono meno discussi e celebrati. Quella più al centro delle nostre vite, non per prenderne il controllo, ma semplicemente, per provare a migliorarle. E, perché no, a volte anche a salvarle.
Carla Tosco
[scopri tutti i nostri articoli]





Leave A Reply