Esplorando la Cumbia della Noia: un viaggio tra L’anima umana e la sua inclinazione all’esplorazione
Da “La cumbia di chi cambia’’, in cui Celentano nel 2010 esortava al cambiamento, alla cumbia de “La noia’’ con cui Angelina Mango ha vinto il Sanremo di quest’anno inneggiando alla noia in quanto tale, intesa come un qualcosa di necessario e che ci serve: una musica ritmica e allegra che diventa metafora di un certo modo di affrontare la vita!
Fin dai primordi, noi esseri umani siamo stati spinti a esplorare il mondo che ci circonda, un’inclinazione che è stata parte integrante della nostra sopravvivenza e di adattamento all’ambiente: l’istinto di scoprire nuovi territori, risorse e opportunità è stato fondamentale per la nostra evoluzione. A un certo punto il bisogno di esplorare è diventato fine a se stesso, una sorta di automatismo svincolato dallo scopo per cui l’evoluzione lo ha progettato, e siamo diventati esseri che hanno bisogno del nuovo e che se non lo trovano… si annoiano!
Tutti abbiamo sperimentato la noia, ma non tutti ci annoiamo allo stesso modo! Il senso di noia può nascere quando non si sa come impiegare il tempo, quando dobbiamo fare cose che non ci interessano o di cui non vediamo l’utilità, quando ci confrontiamo con qualcosa di troppo semplice o, al contrario, di troppo difficile e quindi demotivante. La noia è infatti un’emozione legata al nostro bisogno di interagire con l’ambiente, per ricavarne sia benefici che un senso di efficacia personale. Attinge quindi sia alle radici dinamiche, e quindi motivazione e intenzionalità, di una persona, sia a quelle affettive, che possiamo tradurre in desiderio e gratificazione.
Navigando tra la noia transitoria e la noia morbosa: distinguere i sottili confini dell’animo umano
Dobbiamo però distinguere gli stati di noia transitori, che possiamo superare spostando la nostra attenzione su altri obiettivi o interessi, da quelli che perdurano nel tempo. Esiste una noia che appare propria di certe fasi della vita, come l’adolescenza, ed è un momento di distanziamento critico dalla realtà, che mette in movimento una crescita psicologica, una sorta di rimodellamento dei rapporti fra il proprio mondo interiore e quello esterno: in questo caso è considerata normale, così come quella che si manifesta in determinati contesti situazionali e si dilegua rapidamente. Si definisce, invece, morbosa la noia che insorge in modo immotivato, si mantiene nel tempo indipendentemente dalle circostanze e diventa motivo di sofferenza o di compromissione funzionale e sociale. Gli elementi che favoriscono l’instaurarsi di uno stato di noia duraturo e decisivo durante l’età adolescenziale sono numerosi, e possono essere esterni e quindi riguardare il contesto in cui il bambino cresce, una famiglia poco presente o genitori oppressivi che ostacolano l’acquisizione del suo naturale bisogno di autonomia e lo privano di stimoli necessari allo sviluppo della sua identità, oppure interni, che riguardano cioè una sua innata predisposizione allo sviluppo dello stato di noia. In questo caso, il ragazzo tende a non provare entusiasmo né coinvolgimento nei confronti di nessuna delle attività quotidiane, necessita, per sentirsi appagato, di stimoli molto più intensi rispetto ai suoi coetanei, è poco tollerante alle attività ordinarie e tende ad avere difficoltà nel frenare gli impulsi e nel controllare le proprie azioni.
La noia e l’adolescenza: un’esplorazione dei circuiti cerebrali e delle implicazioni sociali
Gli studiosi hanno mostrato che la mente annoiata assomiglia molto alla mente a riposo: c’è poca o nulla attività nella rete cerebrale preposta al focalizzarsi su un pensiero o un’azione e sono invece molto attivi i circuiti cerebrali tipici dei pensieri casuali, dell’ozio e delle fantasticherie. Durante la giornata, questi due stati si alternano, e l’interruttore che ci fa passare dall’uno all’altro è l’insula, un’area localizzata in profondità nel cervello, e perché l’insula possa fare al meglio il suo lavoro ci serve autocontrollo per resistere agli stimoli che cercano di renderci passivi. Durante l’età adolescenziale, il cervello subisce delle modifiche strutturali che determinano una maggiore emotività ed impulsività, dovute all’iperattività del sistema limbico, in associazione ad una ancora poco matura corteccia prefrontale, cruciale per l’autocontrollo: sebbene gli adolescenti siano in grado di riconoscere situazioni potenzialmente rischiose, tendono mediamente a non dare molto peso al possibile pericolo quando prendono decisioni. Ecco che un’emozione comune può diventare una forza distruttiva e sfociare in comportamenti pericolosi. Il bullismo spesso diventa proprio un modo per rompere la monotonia della noia: per restare in tema Sanremo, Mamhood con il suo “Tuta Gold’’ ha ben espresso, con un utilizzo potente dello slang giovanile, come il bullismo e le sofferenze emotive che ne derivano possano essere devastanti. Quando i giovani si sentono privi di stimoli o di sfide, se non opportunamente seguiti e supportati, possono scaricare la loro frustrazione in un comportamento aggressivo e violento, denigratorio e finalizzato a nuocere, nei confronti di persone più fragili e vulnerabili. Uno degli antidoti alla noia dei giovani è dare loro spazio e fiducia, creare le condizioni in cui possano sviluppare i propri talenti, esprimersi e anche divertirsi, fin da bambini, in modi non pericolosi: promuovere una scala di valori che consenta di affrontare le sfide della vita ed impegnarsi in attività significative per l’individuo.
Accogliere la noia: un invito alla riflessione e alla creatività per una vita più appagante
Ciò che può davvero giovare, nelle situazioni noiose, è l’accettazione: che non è rassegnazione, ma un accogliere questo tempo vuoto, diventando più padroni del nostro presente ed imparando ad ascoltarci, un modo per ricollegarci con noi stessi, per comprendere nel profondo le nostre emozioni. La noia può anche essere un segnale che ci avvisa che stiamo girando a vuoto, che abbiamo bisogno di qualcosa di più vivo e di più significativo. Cercare di sfuggire a questa sensazione di disagio anziché interrogarci su ciò che cerca di dirci può portarci a cercare, ad ogni costo, delle distrazioni come antidoto che spesso si rivelano poco funzionali se non addirittura dannose: dalla bulimia di social media a quella alimentare, dallo shopping compulsivo all’abuso di sigarette e alcol. La noia può essere intesa sia come un segnale fastidioso che ci avverte della necessità di fare qualcosa per evolvere, sia come un sano “non pensare a niente” che può essere terreno fertile per la creatività: il cervello infatti si nutre, oltre che di sonno, anche un po’ di sana noia!
La noia può affiorare quando ci sentiamo intrappolati nella monotonia della routine quotidiana: accoglierla, ascoltarci, coltivare la capacità di sognare in grande e nutrire il desiderio di evolverci… non solo rende la vita più appagante, ma ci spinge a esplorare le infinite possibilità che il futuro offre. E, per richiamare ancora una volta la kermesse sanremese, è proprio questo che vuole dirci Alfa nel suo fischiettante “Vai”: vivere appieno ogni emozione, accettando il dualismo della vita con il coraggio di accogliere sia gioie che tristezze, ed evitare tentazioni negative concentrandoci sul presente e muovendoci in avanti con fiducia… rappresentano un modo salutare di superare la noia ed il primo passo verso una realtà più vibrante e significativa.
Carla Tosco
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