L’ipertensione è un disturbo che può presentare sintomi, oppure essere del tutto asintomatico, ed è dovuto alla pressione alta, ovvero una condizione di valori pressori superiore a quelli di norma. La pressione del cuore è la forza contrattile del muscolo ed è la responsabile della rigidità delle arterie. L’equilibrio si può rompere in caso di malattie renali, alimentazione sbagliata, fattori psicologici, ambientali, familiari e socio economici. A volte la pressione alta è riconducibile a terapie di farmaci che prevedono questo disturbo tra gli effetti collaterali. Il 4% della popolazione è ipertesa.
Esistono due tipologie di ipertensione: secondaria ed essenziale. L’ipertensione secondaria è lo stato ipertensivo che insorge come conseguenza di una specifica malattia o circostanza, ed è quindi ben definita e riconoscibile. L’ipertensione essenziale è invece il risultato della combinazione di differenti fattori che possono essere genetici oppure ambientali. Presenti contemporaneamente causano il costante innalzamento della pressione arteriosa.
Misurazione
La pressione ideale è di 120/80 (si considerano valori normali al di sotto di 140/90). La pressione è caratterizzata da una fisiologica variabilità spontanea anche in una stessa giornata. Per questo motivo la pressione arteriosa va misurata da seduti dopo 5/10 minuti di riposo e occorre fare almeno due misurazioni a distanza di uno o due minuti.
Lo strumento che si utilizza è lo sfigmomanometro a mercurio, oppure il più moderno misuratore di pressione automatico, che prevede l’uso di un bracciale all’altezza del cuore; può misurarla il vostro medico, potete venire da noi in farmacia oppure potete farlo agevolmente anche a casa vostra. Sono molto diffusi, infatti, gli strumenti elettronici di facile impiego che potrebbero essere la soluzione per chi soffre “l’agitazione da studio medico”.
Alcuni studi dimostrano che la pressione andrebbe misurata su ambedue le braccia, a causa di un’eventuale differenza di valori tra le braccia che lo strumento rileva e che può avere un importante significato. Infatti, se questa differenza raggiunge o supera un certo livello (15 mm di mercurio) si individua un rischio più elevato. Questa differenza può significare un restringimento o un irrigidimento delle arterie che influiscono sul flusso del sangue. Questi sono cambiamenti che rappresentano un aumentato rischio di disturbi vascolari. Ogni mm in più di mercurio di differenza tra i due valori di pressione trovato nel saturimetro, innalza dell’1% in 10 anni di angina pectoris, infarto o ictus.
Rimedi
Prima di tutto è importante parlarne con un medico che sicuramente farà fare degli accertamenti per capire le cause e i fattori di rischio della pressione alta. La raccolta di dati clinici, esami ematici di base, elettrocardiogramma, doppler carotideo, controllo della tiroide ed eventualmente anche esami del fondo oculare, ecocardio, radiografia toracica, studio funzionale renale e analisi ormonale sono le principali ricerche e approfondimenti che bisognerà eseguire per studiare al meglio il caso e curare il paziente.
Il rischio maggiore della pressione alta è che insorgano malattie cerebrali, oculari, renali e vascolari. Possono essere acute e improvvise oppure colpire lentamente a causa di uno sviluppo nel tempo del cosiddetto danno d’organo.
I danni coinvolgono diversi organi:
- a livello cerebrale si può incorrere in un ictus, un’emorragia, una trombosi o a demenza;
- a livello cardiaco la pressione alta può causare ispessimento delle pareti cardiache, ipertrofia ventricolare sinistra, scompenso cardiaco, aritmie, angina pectoris e infarto;
- a livello renale si può soffrire di insufficienza renale;
- a livello vascolare si nota l’insorgenza di placche di aterosclerosi delle coronarie;
- a livello oculare troviamo emorragie retiniche ed edema della pupilla.
Cura
La ricerca del trattamento si basa sui valori pressori e sullo studio del grado di rischio vascolare globale (età, sesso, fumo, diabete, sedentarietà, obesità). Molto spesso con un paziente iperteso non grave si comincia evitando un trattamento farmacologico ma provando con uno stile di vita controllato con obbligo di movimento fisico accompagnato ad una dieta equilibrata. Se si deve ricorrere al trattamento farmacologico si è soliti indicare un farmaco tra cinque famiglie: diuretici, betabloccanti, calcio antagonisti, ACE inibitori e sartani o AT-1 antagonisti.
Purtroppo, il 15/20% delle persone ipertese non riesce ad abbassare la pressione, perché spesso l’assunzione dei farmaci è errata, vengono assunti in concomitanza ad altri farmaci che ne inibiscono l’effetto, oppure insieme ad alimenti come la liquirizia, sostanza spesso citata per non essere “amica” dei pazienti ipertesi. Per questo ed altri motivi è sempre molto importante consultare professionisti come medici e farmacisti, anche perché il trattamento non deve essere mai improvviso e causare un veloce e brusco abbassamento della pressione: questo potrebbe diminuire l’apporto di sangue e di ossigeno agli organi che la pressione alta ha già danneggiato (cuore, cervello, reni).
Tra i più comuni effetti collaterali troviamo sicuramente stanchezza, sensazione di testa “vuota”, gonfiore alle gambe, tosse secca, cefalea e vertigini. Sono tutti effetti frequenti all’inizio del trattamento e possono essere legati alla cura o semplicemente dall’abbassamento della pressione.
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