Entriamo in questo mondo come piccoli esseri che piangono e hanno tutto da imparare e scoprire, percorriamo le meraviglie e le turbolenze dell’infanzia e dell’adolescenza, raggiungiamo il culmine della nostra forza mentale e fisica nell’età adulta, per poi avvicinarci lentamente ad una fase di riflessione e saggezza: la storia dell’essere umano è un viaggio lungo l’ineluttabile arco della vita che va dalla nascita fino all’ultimo respiro. Invecchiando, spesso ci si trova di fronte a un pregiudizio radicato nella società moderna: l’idea che con l’avanzare dell’età si verifichi un inevitabile e rapido declino delle capacità fisiche e cognitive. Questo concetto è noto come ageismo, ovvero la discriminazione nei confronti di una persona in base all’età, e, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa la metà della popolazione globale ha una visione negativa della vecchiaia, con ricadute sulla vita e sulla salute: è stato dimostrato come l’ageismo modifichi la percezione di sé degli anziani, aggravando le malattie fisiche o mentali che possono sopraggiungere con l’avanzare dell’età. In realtà, l’agesimo si basa su stereotipi che sono scientificamente infondati. Rispetto a molte capacità, fino a qualche anno fa si pensava che noi esseri umani raggiungessimo il nostro massimo ben prima della mezza età: è sempre più chiaro che, invece, se l’infanzia e l’adolescenza possono rappresentare i periodi di più rapido sviluppo, il nostro cervello può cambiare in maniera molto positiva nell’arco di tutta la vita e alcune importanti capacità cognitive continuano a migliorare anche quando siamo più avanti negli anni. Ma non è soltanto una questione cognitiva: anche la nostra forma fisica non segue una semplice curva con una fase di aumento, un picco e un crollo, così come benessere emotivo ed equilibrio mentale seguono schemi di crescita e calo che sono del tutto imprevedibili, e non necessariamente correlati al fattore età. L’età, dunque non è e non deve essere un nemico: ogni fase della vita porta con sé un insieme unico di vantaggi e opportunità. La società spesso si focalizza più su quelle che, invecchiando, sono le perdite percepite anziché su ciò che si acquisisce, quando invece l’invecchiamento è un processo di cambiamento e di crescita: le neuroscienze e le scienze sociali ci confermano che vi sono tantissimi aspetti positivi che accompagnano ogni età!
Dall’infanzia all’adolescenza: sviluppare il potenziale e navigare i cambiamenti
L’infanzia è la fase dell’immaginazione e del pensiero creativo, caratterizzata da una straordinaria capacità di apprendimento e di sviluppo. Il nostro cervello, quando siamo bambini, è incredibilmente plastico, particolarmente adattabile e pronto a formare nuove connessioni sinaptiche, consentendoci di apprendere lingue, sviluppare abilità motorie e acquisire conoscenze ad una velocità sorprendente: da bambini abbiamo potenzialità enormi, ma per esprimerle al meglio è indispensabile sperimentare, imparare, relazionarsi, fare attività che stimolino tutti i sensi, compresi la vista, l’udito e la propriocezione, e che promuovano l’empatia e la capacità di riconoscere i
pensieri e le emozioni altrui. La longevità cognitiva ed in termini di salute mentale richiede una “manutenzione” ottimale, che pone le sue radici nei nostri primi anni di vita.
L’adolescenza è un periodo di transizione, caratterizzato da cambiamenti fisici, emotivi e cognitivi: il cervello continua a svilupparsi, in particolare la corteccia prefrontale, responsabile della pianificazione, del giudizio e del controllo degli impulsi. Quella propensione a cercare nuove sensazioni, tipica di quando siamo adolescenti, se da un lato ci può portare a sperimentare comportamenti e situazioni potenzialmente pericolose, dall’altro ci aiuta ad accumulare una gran quantità di esperienze che ci saranno utili negli anni a venire.
Navigare la giovane età adulta: sfide, successi e il cammino verso i quaranta
La giovane età adulta è un periodo di realizzazione personale e professionale. Per molti di noi il terzo decennio di vita corrisponde al periodo più bello, quello in cui ci lanciamo alla scoperta del mondo, spesso dando inizio alla nostra carriera e incontrando quello che sarà il compagno della nostra vita. Ma può anche essere il più stressante: la pressione di trovare un lavoro che soddisfi, oltre che le esigenze economiche, anche le nostre ambizioni personali e professionali, o la fatica delle dinamiche relazionali che cambiano e che diventano più complesse. Da un punto di vista cognitivo, se a vent’anni raggiungiamo il picco in termini di tempi di reazione e capacità di risolvere velocemente i problemi, altre importanti capacità, tra cui quella elaborativa della memoria o l’abilità di mantenere la concentrazione raggiungono il massimo livello più avanti. Superati i trent’anni, aumenta quella nostra capacità di pianificare, di gestire le emozioni, di adattarci ai cambiamenti ed alle responsabilità che ci consente di raggiungere la stabilità della mezza età, un equilibrio tra esperienza acquisita e spinta consapevole verso nuove sfide. Il quarantesimo compleanno è una sorta di giro di boa, è tempo di riflessioni e bilanci: per qualcuno “la vita comincia a 40 anni”, perché, arrivati a questo punto, ridefinendo nuovi obiettivi e con la giusta prospettiva si può ricominciare ed incamminarsi verso gli anni migliori. Per altri arriva la “crisi di mezza età”: il fisico cambia, il metabolismo rallenta e la pelle è meno elastica, siamo in affanno per i figli adolescenti, o per i figli che tardano ad arrivare, subentra la nostalgia per la gioventù ed il rimpianto per tutto ciò che poteva essere e non è stato. Probabilmente non vorremmo nemmeno tornare ad essere quel che eravamo, ma essere come siamo a 40-50 anni, e quindi più saggi e più equilibrati, e tornare indietro nel tempo, illudendoci che potremmo così prendere decisioni migliori: ma, a pensarci bene, sono proprio quelle che abbiamo preso ad aver fatto di noi persone capaci di prendere decisioni migliori!
Riscoprire l’età avanzata: oltre il declino, le opportunità di una mente attiva
L’età avanzata è spesso vista attraverso il prisma del declino. È vero che con l’età si verificano cambiamenti nel cervello: una riduzione del volume cerebrale e un rallentamento di alcune funzioni cognitive, come la memoria a breve termine e la velocità di elaborazione delle informazioni. Tuttavia, è essenziale distinguere tra cambiamenti e declino: molte di queste variazioni sono
adattamenti naturali e non necessariamente segni di deterioramento patologico. La neuroplasticità, per esempio, rimane attiva anche in età avanzata e si può continuare ad apprendere e a sviluppare nuove competenze; con l’età le aree del cervello associate alla regolazione delle emozioni tendono a migliorare; l’esperienza accumulata nel corso degli anni gioca un ruolo cruciale nel compensare eventuali rallentamenti cognitivi, e, anzi, l’integrazione di nuove informazioni con quelle già consolidate può favorire un miglioramento delle competenze analitiche e decisionali. Se manteniamo uno stile di vita mentalmente attivo alimentiamo la nostra riserva cognitiva, quella capacita del cervello di resistere ai danni e di continuare a funzionare efficacemente nonostante le patologie, che è influenzata da fattori come istruzione, attività intellettuali e interazioni sociali.
Ogni età ha i suoi vantaggi e le sue sfide: piuttosto che concentrarci sui limiti percepiti con l’invecchiamento, dovremmo valorizzare tutto ciò che di bello gli anni portano con sé… anche perché per molti di noi “ i migliori anni della nostra vita” magari non sono quelli della nostra gioventù, ma sono venuti decisamente dopo o, chissà, magari devono ancora venire.
Carla Tosco
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