La Potenza delle Abitudini nella Nostra Zona di Comfort
Le abitudini sono il cuore della nostra cara comfort zone. Un’abitudine è un comportamento ripetuto che si stabilisce con il tempo, una risposta automatica che non richiede molto pensiero conscio e che in qualche modo permette al nostro cervello di risparmiare energia, perché quando qualcosa diventa un automatismo possiamo farlo senza doverci pensare troppo. Ci fa sentire al sicuro, ci risparmia dispendio di energia mentale e ci evita fastidiosi imprevisti: meno pensieri, meno ansia. È come mettere il pilota automatico: se sappiamo cosa succede, siamo tranquilli, e se seguiamo la routine, non dobbiamo preoccuparci. Pensiamo all’atto del guidare l’auto: il primo giorno in cui abbiamo messo le mani sul volante eravamo tesi e ogni azione richiedeva una concentrazione estrema. Coordinare i pedali, guardare gli specchietti, mantenere la distanza dagli altri veicoli e calcolare come le immagini che vediamo negli specchietti si traducono in distanze reali, regolare la pressione sull’acceleratore e sul freno, ricordare le regole della strada: insomma, ci sembrava quasi impossibile fare tutto insieme! Ora facciamo tutte queste cose ogni volta che ci mettiamo al volante senza pensarci troppo: il nostro cervello ha trasformato in routine una buona parte di questi gesti. Se lo lasciamo fare, il cervello cerca di trasformare tutti i comportamenti ripetuti in abitudini, perché così si sforza di meno!
Dalle Abitudini alle Dipendenze: Il Sottile Confine della Necessità
Scriveva Sant’Agostino: “L’abitudine a cui non poniamo resistenza diventa necessità”.Le abitudini sono come il vento: inizialmente impercettibili, ma col tempo possono modellare intere montagne! Quello che comincia come un gesto innocuo, un’azione ripetuta senza troppo pensarci, può lentamente trasformarsi in una parte essenziale della nostra vita. Ed è proprio quando non poniamo resistenza a queste abitudini che rischiano di diventare una vera e propria necessità. All’inizio, un’abitudine può sembrare qualcosa di banale: controllare il telefono appena svegli, prendere un caffè dopo pranzo, guardare un episodio di una serie prima di dormire. Sono piccoli gesti che ci danno una sensazione di piacere o comfort. Ma più ripetiamo queste azioni, più il cervello le registra come necessarie, consolidandole nella nostra routine quotidiana. Ogni abitudine segue un ciclo specifico, che si realizza attraverso quattro fasi: tutto ha inizio con un bisogno. Che sia fisico (fame, sete, stanchezza) o psicologico (stress, noia, ansia), il bisogno è il motore che innesca il ciclo dell’abitudine: quando il nostro cervello riconosce un bisogno insoddisfatto, entra in azione e cerca di risolverlo. Se dopo una giornata di lavoro siamo stressati, e questo è il nostro bisogno, il cervello si mette alla ricerca di qualcosa che possa alleviare la sensazione di stress. Intercettato e riconosciuto un bisogno, entra in gioco il segnale, che ci ricorda che possiamo rispondere a quel bisogno mettendo in atto un comportamento, e siamo alla fase della routine, che soddisfa il nostro bisogno… per arrivare ad una gratificazione, momento in cui il nostro cervello riceve quella piccola scarica di piacere o sollievo e capisce di aver fatto la cosa giusta. Ogni volta che si ripresenterà quel bisogno, il nostro cervello ci spingerà a ripetere la stessa routine per sentirci ricompensati. Se alla fine di una giornata in cui ci sentiamo esausti, dopo aver scrollato Instagram per un po’, o dopo esserci bevuti una birra, sentiamo una sensazione di sollievo dallo stress… questa è la gratificazione che porta il nostro cervello a registrare l’informazione secondo cui scrollare il feed o berci una birra quando siamo stressati ci fa sentire meglio: e ogni volta che ci sentiremo stressati, rifaremo esattamente la stessa cosa. Questo ciclo ci rende più inclini a ripetere certi comportamenti, soprattutto se ci danno una gratificazione immediata. Il segreto dietro il consolidamento di un’abitudine sta infatti proprio nella gratificazione: se il cervello associa una determinata routine a una sensazione positiva, la ripeterà. L’aspetto particolare di questo meccanismo è che gli stimoli, e quindi bisogni e segnali, e le gratificazioni possono essere molto sottili e che nella maggior parte dei casi tutto succede così rapidamente che non ce ne rendiamo conto: ma il nostro sistema neurale se ne accorge e usa queste sequenze per costruire comportamenti automatici. Quando non poniamo resistenza alle nostre abitudini, il cervello le trasforma in automatismi, ed è qui che la situazione può sfuggire di mano. Quelle azioni che una volta erano scelte volontarie ora si trasformano in necessità. Il caffè del mattino, che prima era un piacere, diventa un obbligo, così come scorrere i social media smette di essere un passatempo per diventare un riflesso condizionato, e la birretta dopo il lavoro assume le caratteristiche dell’imprescindibilità. Il confine è davvero molto sottile, ma il rischio è che un’abitudine con il tempo si trasformi in una modalità compulsiva e difficile da controllare… diventando una vera e propria dipendenza. Le dipendenze, d’altra parte, sono caratterizzate da una perdita di controllo, dove si continua a perseguire un comportamento nonostante gli eventuali e potenziali effetti negativi, e possono riguardare sostanze, come alcol, droghe o cibo, oppure comportamenti, come il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, l’abuso di tecnologia, o possono anche essere dipendenze nelle relazioni affettive, dove si arriva a dipendere dal proprio partner o da una figura affettiva. Se sentiamo il bisogno di mettere in atto un comportamento sempre più spesso o in modo più intenso, se non riusciamo a “smettere” pur volendolo, se una determinata attività diventa il nostro principale strumento per affrontare lo stress, l’ansia o la noia, se sperimentiamo disagio o ansia quando per qualche ragione non riusciamo a praticare la nostra abitudine… molto probabilmente quella nostra abitudine sta diventando dipendenza.
Riconquistare il Controllo: Gestire le Abitudini per Preservare la Libertà di Scelta
La buona notizia è che le abitudini non sono immutabili. Possiamo ignorarle, modificarle o sostituirle. Ma quando abbiamo fissato una sequenza e acquisito un’abitudine, il cervello smette di intervenire nelle decisioni. Perciò, a meno che non decidiamo di combattere quell’abitudine, cioè di trovare una nuova sequenza, la vecchia si ripeterà automaticamente.
Le abitudini sono parte integrante della nostra vita e non tutte sono negative, alcune ci aiutano a essere più produttivi o a mantenere uno stile di vita sano. Dobbiamo solo fare attenzione a che non prendano totalmente il controllo sulla nostra capacità di scegliere. Resistere alle abitudini, poi, non significa eliminarle del tutto, ma imparare a gestirle in modo consapevole. Il primo passo per evitare che un’abitudine diventi una necessità o addirittura una dipendenza è infatti la consapevolezza: rendersi conto di ciò che facciamo, e di come ci sentiamo in quel momento. A quel punto possiamo introdurre una piccola resistenza: non si tratta di rinunciare completamente, ma di testare se possiamo farne a meno, o quantomeno ridurre. E se ogni abitudine è un ciclo, che parte da un bisogno e finisce con una gratificazione, per costruire abitudini sane, o per smontare quelle disfunzionali, possiamo provare a “manipolare” questo ciclo. La differenza tra un’abitudine sana e una necessità opprimente sta nella nostra capacità di scegliere: se non siamo più liberi di dire “no” a un comportamento, allora non siamo più noi a guidare la nostra vita, ma quella piccola abitudine a cui non abbiamo saputo resistere. In fondo, la vera libertà sta nel poter scegliere, consapevolmente, cosa fare del nostro tempo e delle nostre azioni, sempre e in ogni momento della nostra vita.
Carla Tosco
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